La nostra città futura
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La tempesta perfetta
Più che le tensioni del governo, ha detto il ministro del Lavoro Andrea Orlando, “mi preoccupa il rischio di tensioni sociali, con il 12% di lavoratori poveri e l’inflazione che morde, senza contare il malessere dei giovani, dopo le restrizioni sofferte per la pandemia” (Corriere).
Con la crescita in calo e il rialzo dell’inflazione, tecnicamente l’Italia è già in una fase di stagflazione, con bassa crescita e occupazione al di sotto del livello potenziale (Fortune). Il governo, per il momento, ha messo una “toppa” con l’ultimo decreto aiuti – lievitato da 7 a 14 miliardi – che prevede tra le altre cose anche il bonus da 200 euro per i redditi fino a 35mila euro. Ma il problema inflazione è stato rimandato solo un po’ più in là (L’Espresso).
Mentre l’aumento dei prezzi si è ormai spostato oltre i beni energetici e il carrello della spesa e ci vorranno almeno tre o quattro anni per tornare come prima, ha spiegato l’economista Riccardo Trezzi (Huffington Post). Intanto lo spread viaggia sopra i 200 punti (Money). E l’Italia, con un debito alto – cresciuto ulteriormente durante la pandemia – resta in allerta. Soprattutto perché i conti pubblici potrebbero subire forti scossoni con la politica monetaria più restrittiva in arrivo da parte della Bce (Ansa).
Il governo punta a evitare ulteriori scostamenti di bilancio, nell’attesa che sia l’Europa a intervenire. Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Bce, ha infatti parlato della necessità di uno “scudo europeo” contro lo shock energetico e l’inflazione, esacerbati dalla guerra russa in Ucraina e dal probabile futuro inasprimento delle sanzioni contro Mosca (La Stampa).
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Da gennaio 2022 i posti in più in Italia sono 170mila, ma si tratta soprattutto di contratti a termine (Il Sole 24 Ore) |
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Il dilemma dei salari
Dalla Bce hanno ammesso di aver commesso un errore a sottovalutare l’inflazione (Il Sole 24 Ore). E se negli Stati Uniti l’inflazione si mantiene sui massimi degli ultimi 40 anni (Guardian), Christine Lagarde apre alla possibilità di un primo rialzo dei tassi d'interesse nell'area euro già a luglio (Repubblica).
Per l’Italia l’Istat, a fronte di una impennata dei prezzi oltre il 6%, prevede un incremento annuo dei salari di solo lo 0,8% nel 2022, con una perdita del potere d’acquisto del 5% (Huffington Post). La banca centrale punta a evitare una spirale in cui prezzi più elevati generano salari più elevati, che fanno aumentare ulteriormente i prezzi. Ma il costo di questa situazione è sostenuto oggi dai lavoratori (leggi la rubrica Prezzi al rialzo, vite al ribasso, di Fondazione Feltrinelli).
“Veniamo da una lunga fase di recessione durante la quale le diseguaglianze sono esplose e ora rischiano di aggravarsi perché l’inflazione è una tassa ingiusta su lavoratori e pensionati, soprattutto quelli con redditi bassi”, ha detto il senatore del Pd ed economista Tommaso Nannicini, sostenendo la necessità di arrivare a un salario minimo anche nel nostro Paese (Repubblica). Ma più a lungo persiste l’inflazione, maggiore sarà la pressione per incorporare gli adeguamenti del costo della vita nelle retribuzioni (Washington Post).
È quello che sta succedendo in tutta Europa. In Germania, dove il governo ha annunciato un aumento del salario a 12 euro entro fine anno, il sindacato dei siderurgici IG Metall ha chiesto una salto delle retribuzioni dell’8,2% (Nasdaq). In Francia, il salario minimo è già aumentato del 2,65% da maggio in linea con l’inflazione (Le Monde). E anche in Spagna è stato raggiunto un accordo per alzarlo fino a 1.000 euro (La Razon). In Italia, invece, metà dei contratti nazionali sono in attesa di rinnovo e le retribuzioni restano ferme (Repubblica).
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In Italia un lavoratore su quattro ha una retribuzione inferiore al 60% della media europea (The Submarine) |
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Quale politica
In questa situazione, prende corpo uno scenario di forti tensioni sociali. Ma in Italia la politica pare non aver ancora realizzato il cambio di paradigma globale e il rischio, osserva l’economista Mario Seminerio su Domani, è che si sviluppino posizioni estreme, anche con la ripresa di retoriche anti euro e Ue, visti come causa della crisi.
Sulla perdita del potere d’acquisto, Marine Le Pen ha già giocato gran parte della sua campagna elettorale, raggiungendo il migliore risultato della storia per la destra radicale: “il programma liberale di Éric Zemmour e la sua ossessione per le questioni legate all'immigrazione non potevano vincere contro Marine Le Pen, che da anni costruisce l'immagine di una candidata popolare e sensibile ai problemi economici dei francesi” si legge nell’inchiesta realizzata da Vincent Bresson.
La politologa Nonna Mayer fa notare come il successo di Marine Le Pen presso le classi popolari si accompagni alla capacità di guadagnare consegno anche nell’elettorato femminile esposto alla precarietà economica e lavorativa (Fondazione Feltrinelli). E anche nel programma di Fratelli d’Italia (qui il podcast dell’Istituto Cattaneo), con le amministrative alle porte, si trovano promesse come pensioni minime a 1.000 euro al mese e nuove esenzioni Irpef (Affaritaliani).
Ma il lavoro, nel “programma conservatore” presentato da Meloni, con l’obbligo per i giovani di “accettare l’offerta di lavoro per sé, per la sua famiglia e per il Paese”, sembra più rispondere a una visione classista e punitiva, si legge su Avvenire.
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Le banche centrali sono costrette a causare una recessione per domare l'inflazione esacerbata dalla guerra (Domani) |
Il nostro scontento
Dal canto suo, Matteo Salvini rilancia proponendo una sanatoria per 140 milioni di cartelle esattoriali (Huffington Post) e la reintroduzione dei voucher lavoro (FanPage). Le destre “stanno sempre più raccogliendo le idee tipiche della sinistra”, ha detto Luca Ricolfi nel corso della convention di Fratelli d’Italia (Lo Spiffero).
Il Pd ha lanciato una strategia per recuperare voti a sinistra, aumentando i salari e sostenendo i redditi, ma ora bisogna capire se sarà sufficiente a sfilare consensi alle altre forze politiche che da anni cavalcano lo scontento popolare (Public Policy). Ma resta da capire se il partito guidato da Enrico Letta sia capace di rompere con lo status quo neoliberale e di dare risposte ai bisogni dei più deboli: altrimenti – osservano Niccolò Barca e Tommaso Grossi su Jacobin – questo “conservatorismo politico non farà che aprire ulteriormente la porta alla destra populista”.
E nei prossimi mesi, le tante Le Pen e Giorgia Meloni d’Europa avranno molto malcontento in cui cercare consensi, ha fatto notare Stefano Feltri (Domani). Nel libro “La nuova lotta di classe” Michael Lind sostiene che il populismo sia esploso contro quello che l’autore chiama neoliberismo tecnocratico, frutto della fusione del liberalismo del libero mercato e quello culturale di sinistra.
La classe dei lavoratori è stata attirata dai “demagoghi populisti” che si sono scagliati contro la “superclasse” rappresentata dall’élite manageriale e professionale con argomentazioni sovraniste (Il Mulino), dimostrazione dell’assorbimento di alcune categorie del discorso di sinistra da parte della destra: “l’insistenza sulle classi sociali, la critica del capitalismo, lo stesso riferimento esplicito a Marx, elementi che ormai troviamo nel discorso di alcuni sostenitori di Trump e persino di Salvini. Precorritrice fu in Francia la Nouvelle Droite di Alain de Benoist, che ha indicato una via poi percorsa anche dal Rassemblement National di Marine Le Pen” (Le Grand Continent).
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In Europa, l'aumento dell'inflazione sta facendo crescere i consensi verso la destra radicale (Repubblica) |
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Marta Puig, Schumann: Fantasiestücke op. 12 |
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Mario Brunello,
Bach Concerto in D minor BWV 974
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| Ezio Bosso, Unconditioned (Following a Bird) |
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Di-segno nero
La destra alla riconquista del popolo
17 maggio, ore 18.30 - Viale Pasubio 5, Milano Ingresso su prenotazione |
Scarica e condividi l’invito Prosegue il ciclo di incontri Di-Segno nero, dedicato a indagare le proposte politiche delle destre radicali in Europa attraverso la voce di esperti e inchieste giornalistiche inedite.
Il secondo appuntamento, La destra alla riconquista del popolo, si focalizza su come i cambiamenti della geografia economica e sociale abbiano cambiato la distribuzione territoriale delle forze della destra radicale. La destra è riuscita davvero a conquistare le classi popolari? Come ha fatto? |
Partecipano: Nonna Mayer, Sciences Po; discussant Marc Lazar, Sciences Po e Jasmine Cristallo, attivista; inchiesta a cura di Vincent Bresson, IrpiMedia; saluti di Paola Mattei, Università degli studi di Milano. Modera Francesco Cancellato, Fanpage.
→ Prenota il tuo posto → Vai alla pagina |
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Diario di bordo
Su questi temi, riproponiamo l'iniziativa Di-segno nero La destra radicale e l’Europa di lunedì 9 maggio 2022.
Forse ci sentiamo sempre più europei. Ma non basta. Dobbiamo anche chiederci quale Europa vogliamo, in quale società vogliamo vivere. Nella disgregazione dei legami sociali che stiamo sperimentando si fanno strada nel nostro continente proposte che cercano di far avanzare modelli illiberali, autoritari, basati sull’idea di comunità chiuse che strizzano però l’occhio a pulsioni contraddittorie.
Quale è stato lo sguardo della destra sul processo di integrazione europeo? Come è cambiata la percezione dell’Europa nella destra?
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Massimiliano Tarantino Segretario Generale Cosimo Palazzo Responsabile della ricerca Francesco Grandi Supervisione editoriale Caterina Croce La rubrica T’immagini se è a cura di Manuela Barone Supervisione tecnica Andrea Montervino Coordinamento giornalistico Good Morning Italia Ti piace questa newsletter?
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