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Il Sole 24 Ore
AlleyWeek

di Monica D’Ascenzo

16 giugno 2023

Minori

Quanti abusi nello sport?

Quattro atleti su 10 hanno subito nel loro percorso violenza o abusi: 30% violenza psicologica, 19% fisica, 15 negligenza e 14% violenza sessuale. Nel 19% si è trattato di violenza multipla. Sono i dati impressionanti della ricerca «La violenza nella pratica sportiva - Indagine quali-quantitativa» firmata da Lorenzo Facchinotti di Nielsen e realizzata per l’associazione Change the Game, fondata dalla caporedattrice dell’Ansa Daniela Simonetti, dalla presidente del consorzio sportivo Vero Volley Monsa Alessandra Marzari e da Paola Pendino, magistrato presso il Tribunale del Riesame di Milano.

Un documento di 70 pagine che fotografa la realtà italiana della violenza e degli abusi nello sport, che colpisce già prima dei 12 anni di età. Evidenze che spiazzano rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare. A dichiarare di essere stati vittime di atti di violenza sono il 40% degli uomini ed il 37% delle donne. Non solo. Se si pensa che il fenomeno sia in regressione si è smentiti dai dati: per quanto riguarda le fasce d'età, hanno dichiarato di essere stati vittime di atti di violenza il 43% di chi oggi ha tra 18 e 24 anni ed il 34% di chi oggi ha tra i 25 e i 30 anni.

Tra gli autori delle violenze ci sono i compagni di squadra, sia quelli appena conosciuti (23%) che
quelli già conosciuti (33%), soprattutto negli uomini dove il 26% ha subito abusi da compagni di
squadra «nuovi», mentre il 37% da quelli già conosciuti. La percentuale di casi riportati in cui gli allenatori e le allenatrici sono coinvolti è del 31%, ma in particolare nelle donne il coinvolgimento raggiunge il 35% rispetto al 27% indicato dagli uomini. In aggiunta, si fa riferimento anche ad altri operatori sportivi (15%), adulti conosciuti (8%) e non conosciuti (8%).

Un problema che non è solo del mondo dello sport, se si considera che è l’ambito in cui si fanno crescere sempre più spesso i bambini e dovrebbe avere un ruolo sociale importante. Nel Coni e nelle Federazioni si stanno facendo i primi passi, ma ancora troppo timidi e insufficienti. A partire dal fatto che non c’è alcun controllo sulla fedina penale degli allenatori.

Violenza contro le donne

Un Ddl che non serve a salvare le donne

+In questo 2023 i femminicidi sono già a quota 43, le donne uccise in totale sono 54. Quello di Giulia Tramontano, 29 anni, brutalmente assassinata dal compagno insieme al bimbo che portava in grembo, scuote fortemente l'opinione pubblica da giorni. Trentasette coltellate che a contarle sono un'enormità e poi il tentativo di bruciare il cadavere. Neanche la politica vuole dare l'idea di rimanere indietro. E così, a pochi giorni da quel crimine, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge. Il testo – bisogna dirlo senza infingimenti scrive l’avvocata Maria Concetta Tringalirappresenta l'ennesimo intervento legislativo, partorito dall'urgenza di dare risposte a un fenomeno ancora del tutto fuori controllo.

A leggere il testo ciò che attira l'attenzione è certamente l'introduzione dell'arresto in flagranza differita. Per capire meglio la portata del disegno di legge su questo punto, Alley Oop ha raggiunto il presidente Fabio Roia, che non ha mancato di manifestare le proprie perplessità: «La norma risulta insufficiente per le esigenze rappresentate. Consente l'arresto differito soltanto qualora vi sia la prova – di natura telematica o comunque documentale – della realizzazione della condotta connessa ad attività persecutorie o alla violazione del divieto di avvicinamento alla vittima. Risulta di difficile applicazione per esempio per la fattispecie di cui all'art. 572 c.p – continua Roia, riferendosi ai maltrattamenti in famiglia – per l'assenza di una prova di questo tipo».

Diritti

Il feminismo universale di Mona Eltahawy

In Italia una donna viene uccisa ogni tre giorni (dati Eures). In Afghanistan, come in Iran, 60 ragazze sono state avvelenate nella scuola Naswan-e-Kabod Aab e altre 17 nella scuola Naswan-e-Faizabad, nel distretto di Sangcharak. In Libano, sulla spiaggia di Sidone, lo scorso 14 maggio due sceicchi e i loro sostenitori si sono scagliati contro gruppi di bagnanti definendo indecente l'abbigliamento delle donne che indossavano bikini.

In un mondo ancora ostile alle donne c'entrano i corpi. La rabbia. Se il sistema patriarcale è complesso, pervasivo e internazionale, il femminismo può essere universale. È questo il percorso che Mona Eltahawy traccia nel suo ultimo libro «Sette peccati necessari. Manifesto contro il patriarcato», edito da Le plurali. Un viaggio nel mondo – dal Sudafrica alla Cina, dalla Nigeria all'Arabia Saudita, dalla Bosnia agli Stati Uniti – che scava nelle omertà e nei silenzi e fornisce parole nuove per nominare spazi inediti di libertà e consapevolezze. Nicoletta Labarile ha intervistato l’autrice, attivista ed editorialista di New York Times, Guardian e Washington Post.

Violenza contro le donne

Si combatte anche in banca

È online “Monetine”: una piattaforma di strumenti di educazione finanziaria ideati per contrastare la violenza di genere e favorire l'empowerment delle donne a rischio. L'iniziativa è realizzata da Glocal Impact Network grazie a un bando di Fondazione Finanza Etica che ha fornito 50mila euro nell'ambito del programma di erogazioni liberali di Etica Sgr, società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica.

Monetine è una piattaforma di attivismo civico e finanziario nata per aiutare le donne in condizione di fragilità economica ad avere strumenti concreti di empowerment ed educazione finanziaria, realizzata in collaborazione con esperte di educazione finanziaria e attiviste come Azzurra Rinaldi, Ami Fall, Ella Marciello insieme a centri antiviolenza, con il coordinamento di Glocal Impact Network e il supporto di Fondazione Finanza Etica.

Stress finanziario

L'impatto dei soldi sul benessere

Ci sono persone che faticano ad arrivare a fine mese e altre che temono per il futuro dei propri risparmi. Condizioni caratterizzate da aspetti oggettivi, ma anche da elementi soggettivi. Quando si parla di stress finanziario è infatti la percezione del singolo individuo a fare la differenza.

A parità di conto in banca e stipendio, dunque, si possono avere diversi livelli di preoccupazione. I fattori che influenzano questo scenario sono molteplici. Sicuramente vi sono quelli contestuali, legati, ad esempio, in questo periodo all'inflazione, arrivata a livelli inediti per gli ultimi decenni. A questi elementi, si aggiungono quelli di matrice individuale, correlati alle caratteristiche socio-demografiche della persona. Tra queste, la rete sociale, il background culturale di appartenenza, il genere e l'età.

La psicologa Biancamaria Cavallini ci illustra quali sono le evidenze emerse dall'indagine 2023 di BrightPlan sulle principali fonti di stress finanziario e sulle conseguenze che si hanno in termini di relazioni, lavoro e benessere psicologico.

Imprese

Più piccola l’azienda, minore è l’inclusione

Più della metà delle piccole e medie imprese italiane (59%) adotta iniziative concrete a favore della diversità equità e inclusione, ma il dato non deve trarre in inganno. Nella maggior parte dei casi – sopratutto nelle piccole aziende (61%) – si tratta di singole iniziative, che non rientrano nella strategia aziendale, anche perché il 41% delle pmi considera “secondarie” o “non importanti” le iniziative diversity, equity and inclusion e poco più di un'azienda su 5 (16%) ha al suo interno una figura dedicata. Ma qualcosa si muove: la consapevolezza, da parte di dirigenti e manager, dell'importanza di valorizzare la diversità in azienda è in aumento (44%) o addirittura forte aumento (11%).

L'indagine “Diversità, Equità, Inclusione nelle PMI italiane” di Valore D e condotta da Nomisma su un campione di oltre 500 piccole e medie aziende rivela una visione ancora acerba su questi temi – in particolare da parte delle piccole imprese – e una concezione poco moderna dei temi di inclusione e valorizzazione delle diversità. Anna Zavaritt ci descrive nel dettaglio il quadro disegnato dalla ricerca.

Aziende & Pride

Impegno genuino o rainbow washing?

Giugno è il mese del Pride, ovvero il mese dedicato a celebrare l'orgoglio di tutte le persone che appartengono alla comunità Lgbtqia+, ma anche a sensibilizzare società e istituzioni a dedicare attenzione alle discriminazioni che ancora oggi queste persone subiscono nel mondo.

Mesi prima, i calendari di marketing delle aziende cominciano a notificare di lavorare alle campagne pride: loghi e slogan ribrandizzati con arcobaleni colorati, jingle e giochi di parole che strizzano l'occhio all'immaginario queer, dipartimenti finanziari che stimano la quantità di profitto che le campagne dovrebbero generare.

Se è vero da un lato che inserire il Pride nelle strategie aziendali, osserva Letizia Giangualano, offre alle aziende stesse l'opportunità di chiarire i propri valori, mostrare sostegno ai dipendenti lgbtqia+ e, nel migliore dei casi, utilizzare la propria risonanza per chiedere un cambiamento sociale, tuttavia certe pratiche senza un supporto attivo delle identità o dei diritti delle persone lgbtqia+ possono subire l'accusa, motivata, di essere mero rainbow washing. Ovvero, l'uso in malafede delle tematiche legate al pride, finalizzate a un ritorno di fatturato e nient'altro.

Mondiali femminili

Una nuova pagina del calcio italiano

Foto di Daniele Portanome, UDB studio

Foto di Daniele Portanome, UDB studio

L'estate dei Mondiali, quelli del 2023 in Nuova Zelanda, inizia per le azzurre il 18 giugno. Quella domenica prenderà il via il raduno della Nazionale Femminile e il percorso di avvicinamento all'appuntamento iridato prevede 10 giorni di lavoro a Riscone di Brunico prima del trasferimento a Ferrara, dove sabato 1° luglio allo stadio ‘Paolo Mazza' l'Italia affronterà il Marocco nell'amichevole che precederà la partenza per la Nuova Zelanda, in programma il 5 luglio.

Un calendario che è già nella mente delle 24 calciatrici convocate per questa prima fase e in tutte quelle che puntano ad avere un posto nella rosa finale dell'allenatrice Milena Bertolini.Al primo ritiro partecipa ancheLaura Giuliani, portiere della Nazionale e dell'A.C. Milan, nonché testimonial del progetto “La passione per il calcio non fa distinzioni”, della Figc in collaborazione con Gillette. In questa intervista con Monica D’Ascenzo, Giuliani racconta di come è cambiato il calcio femminile in Italia, delle sfide affrontate e degli obbiettivi futuri, ma anche delle competenze sviluppate giocando a pallone e delle responsabilità del ruolo di portiere.

#Alleybooks

Il cuore del mondo Stem

In quanti romanzi si parla del mondo Stem (science, technology, engineering and maths)? E se la protagonista fosse una donna? Leggendo il nuovo libro dell'autrice Ali Hazelwood, viene da chiedersi come mai, nella maggior parte delle romance novel, il lavoro femminile sia spesso marginalizzato, banalizzato o del tutto assente.

«Love on the brain»(Sperling & Kupfer, 2023), è una commedia semplice che parte da un assunto fondamentale: Ali Hazelwood è una professoressa universitaria, neuroscienziata di origini italiane, che ha sfruttato i suoi studi in cognitive science e brain stimulation per dare vita a storie romantiche, e anche un po' scientifiche, oltre che best seller riconosciuti dal New York Times. Ce ne parla Danila Giancipoli.

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